Dal suo studio di via Zamenhof a Milano Ludovica Serafini dello studio Palomba Serafini Associati si racconta dando una chiave interpretativa diversa a ciò che ci sta accadendo.

Come sta vivendo questo momento?

Pensando a questo periodo mi è venuta in mente l’immagine di un profiterole, fatto di bignè. Se io fossi un profiterole sarei la crema, buonissima, ma fino a che nessuno la mangia rimane al suo interno. Io sono nel nostro studio, che è un concetto di vecchia factory con al piano terra il laboratorio creativo e al primo piano lo spazio dedicato all’abitazione, li separa una scala. Io non ho mai vissuto una distanza tra vita professionale e vita privata, sono architetto e architetto lo sei sempre perché elaboriamo costantemente nuove idee attraverso  lo sguardo, non c’è mai una distanza.

Come si trasformeranno, se si trasformeranno, le nostre case e le nostre abitudini dopo questo periodo?

Questo periodo ha mostrato chiaramente che l’essere umano quando è da solo è molto vulnerabile, questa modalità è stata definita “smartworking”, ma io lo definirei di più “solitudine” e non sono d’accordo nello sviluppare domani questa soluzione lavorativa perché io credo che il lavoro debba aiutare l’uomo e non viceversa. Inventiamoci un nuovo modo di vivere, ma non alieniamoci in casa. Inventiamo nuove modalità. Ho amato molto alcune interviste, una di Armani, una di Marc Jacobs in cui si diceva la stessa cosa. Viviamo di troppi prodotti, ci vuole più tempo per la creatività. Le idee sono come un’eco, tu le mandi e ti ritorna indietro qualcosa, mentre in questo momento è come se stessimo lanciando palline nel vuoto. La centralità è l’essere umano in tutte le cose, quello che facciamo deve essere al nostro servizio ed utilizzo benigno.

Come farà il mondo del design un anno senza Salone del Mobile?

Io penso che Milano sia la capitale della creatività mondiale e il Salone del Mobile la sua miccia, dobbiamo semplicemente trovare una modalità diversa. Sicuramente toccare con mano è una cosa fondamentale, ma per un periodo limitato ed eccezionale la realtà aumentata può essere un’opportunità.