Il lavoro non si è fermato per Manital. La produzione prosegue ancora questa settimana, per rispettare i tempi di consegna degli ordini ricevuti nei mesi scorsi. L’azienda di maniglie guidata da Luigi Bigoloni, con i figli Alessandro e Luca, ha adottato tutte le misure di sicurezza necessarie per la tutela della salute dei propri lavoratori, sia nell’area produzione sia negli uffici, il tutto completamente sanificato. Tuttavia, questa è l’ultima settimana di attività per produzione e magazzino, in quanto troppe forniture di materiale sono bloccate per permettere il proseguo del lavoro per un tempo più lungo. Fino a che ciò non sarà possibile, l’azienda procederà ad assistere i suoi clienti in smart working.
Come state vivendo questi giorni così difficili?
La situazione è in divenire. La settimana scorsa siamo giunti a un provvedimento definitivo e quindi sappiamo, dal punto di vista normativo, cosa ci aspetta fino alla fine del mese. In azienda lavoriamo, perché abbiamo commesse da soddisfare. Operiamo rispettando le misure di sicurezza e protezione con sorveglianza e attenzione massima, in quanto dobbiamo salvaguardare i primis la salute dei nostri collaboratori. Il personale d’ufficio lavora a giorni alterni e mai in sincrono, una parte invece è attiva in smart working. La prossima settimana, nostro malgrado, saremo costretti a chiudere, ma cercheremo di riaprire prima possibile, in quanto siamo organizzati per farlo anche in questa situazione di emergenza.
Quali sono i punti di forza che vi stanno sostenendo in questo momento?
Il fatturato Manital proviene da mercati esteri diversificati, non solo Europa, ma anche Emirati Arabi, Russia e, più di recente, Cina, dove abbiamo aperto due showroom, a Shanghai e Shenzhen. Confidiamo in particolare sulla Cina e su quanto maturato negli Emirati Arabi per mantenere la situazione sotto controllo. Certo, prevediamo nei prossimi mesi un rallentamento delle commesse in Europa, e via via a fase alterne in varie parti del mondo, ma faremo il possibile per dare ai nostri partner e distributori il massimo del sostegno.
Sarà la Cina il primo Paese a ripartire?
Dalla Cina stiamo ricevendo manifestazioni di grande vicinanza, che ci fanno sentire orgogliosi per avere iniziato a lavorare con loro già da un paio d’anni. La ripartenza potrebbe avvenire proprio da lì e credo che, come tutti noi, anche questo Paese uscirà dall’emergenza più consapevole ed unito, con una gerarchia di valori rafforzata. Le aziende, a mio parere, dovranno essere ancora più capaci di valorizzare ciò che realizzano e fare sistema.
Come è il rapporto con gli altri imprenditori?
C’è grande collaborazione e solidarietà: quando si costruiscono negli anni rapporti umani di qualità con i propri partner, si mantengono e danno i loro frutti nel corso del tempo. Sentiamo il supporto e la vicinanza dei nostri distributori esteri e ci confrontiamo con loro. Abbiamo già attraversato delle fasi difficili, come la crisi del 2008, e quindi sfrutteremo al meglio anche quello che abbiamo imparato da quell’esperienza per affrontare con forza e determinazione le difficoltà odierne. Crediamo nel valore dei nostri prodotti e nella capacità di reagire alle difficoltà che, più volte, insieme, abbiamo dimostrato di poter affrontare.