“Parlare di case significa in realtà parlare di persone, per questo l’abitazione è una stimolante metafora dell’identità personale”. A sottolinearlo è Donatella Caprioglio, psicologa, psicoterapeuta e scrittrice, professoressa in diverse università in Italia e a Parigi, dove si occupa anche di “Psicologia dell’Abitare”, e autrice nel 2012 del libro “Nel cuore delle case”, pubblicato da Edizioni Punto d’Incontro. Caprioglio ha partecipato alla conferenza “Design&HomeWellness” organizzata dall’agenzia di comunicazione DOC-COM nell’ambito della rassegna #TempoDiRinascita.

Per la prima volta nella storia, tra marzo e aprile, ogni abitazione ha subito un potente stress test. Quali saranno i cambiamenti nel futuro prossimo dell’abitare? Da qui l’interessante punto di vista della dottoressa Donatella Caprioglio: “Ci siamo conosciuti meglio abitando le nostre case durante questo lockdown. Dovremmo pensare a cosa ci hanno dato le costruzioni del passato e ripensarle in chiave moderna. Come i monasteri, dove ognuno aveva la propria cella, ma anche spazi condivisi con la presenza costante della natura. Non dobbiamo abbandonare il concetto filosofico di pieno e di vuoto, la dicotomia fra il vuoto assoluto della privatezza e la necessità del confronto, perché non ci costruiamo da soli, ma in relazione con gli altri. Da questa esperienza abbiamo imparato a vivere con meno e abbiamo capito l’importanza della qualità di spazi interni che abbiano un senso. Troppo spesso abbiamo abitato senza capire che abitare è abitarsi – sottolinea Donatella Caprioglio – Le abitazioni sono presidi di salvezza, come durante il lockdown, ma anche di terapia. Il grande spunto di riflessione che ci lascia questa esperienza unica nella storia è che la casa può essere un dispositivo di cura personale: se abitare significa abitarsi e capire noi stessi, spero che sia arrivato il momento di iniziare a coltivare una consapevolezza maggiore, che ci permetterà di respirare e di vivere meglio”.

(Photo: Matteo Brioni, Artesi e Starpool)