In questa situazione nuova e surreale anche le interviste nascono in maniera diversa. Ci ritroviamo a parlare al telefono senza guardarci negli occhi. Prendiamo appunti di conversazioni che diventano articoli e soprattutto creiamo un’empatia perché tutti stiamo vivendo nell’incertezza. Monica Armani, architetto e designer, ci porta nel suo mondo e ci racconta come non si possa vivere di solo etere e che il design è fatto dai cinque sensi. Per il mondo legato al design ha scritto un manifesto, “Design in molecules”.

Come sta vivendo personalmente e professionalmente questo periodo? 

Sto vivendo questi giorni trasformandoli in un’occasione. Lontana da impegni frenetici dedico il mio tempo a osservare, rielaborare e fare sintesi che ritengo sia l’essenza del nostro lavoro. Mantenere l’equilibrio necessario è comunque un esercizio. Siamo bombardati da notizie che vanno qualificate, l’ansia per i nostri cari e amici e l’apprensione per il futuro. In questo sono aiutata da un’esperienza nuova, dopo anni che i miei figli sono stati per lunghi periodi all’estero per studio, essere riuniti è una grande gioia e mi da molte energie positive.

Come cambia la professione del Designer in base all’emergenza? 

I cicli del nostro lavoro sono molto articolati e richiedono tempi medio lunghi. Pertanto è presto per trarre delle conclusioni. Sicuramente questa situazione ci insegnerà, se ce n’era bisogno, che il nostro mondo non può vivere solo di etere. Il designer utilizza tutti e 5 i sensi e questo è insostituibile. La catena di emozioni, impressioni, confronto, colpo d’occhio è il vero motore di questo mondo.

Cosa si può imparare da questa situazione? 

Da tempo sono convinta che in tutte le manifatture stiamo assistendo a una sorta di dicotomia, comune a tutto l’Occidente, da una parte un’élite che vive una sorta di rinascimento trainato da mezzi tecnologici mai così al servizio dell’uomo e delle sue imprese, dall’altra persone che non hanno ricevuto la formazione necessaria per accedere a questi processi e vivono emarginate, preda della manipolazione. Questa situazione viene acuita dalla burocrazia che ha generato un sistema di norme e lacci, che unito alla auto referenziazione, che pervade il sistema, diventa paralizzante. Osservando quello che sta accadendo in questi giorni penso che sia giunto il momento per mettere in moto la meritocrazia, il valore del lavoro, porre le persone al centro e confinare la burocrazia allo stretto necessario.

Occorre riportare i valori fondamentali al centro di ogni nostra azione.

Per il mondo legato al mio lavoro ho scritto il manifesto: DESIGN IN MOLECULES, che ritengo sia l’insieme delle azioni da porre in campo in ogni ambito. Il design, nella sua più completa accezione, è di fatto uno dei motori imperdibili per ogni incedere dell’uomo. Ritengo poi che l’Italia, con tutte le sue peculiarità ed eccellenze che nascono probabilmente dalla nostra grande disomogeneità, potrà essere il territorio perfetto per applicare questi concetti. Uniamoci per diffondere questi valori e ridare slancio alla competenza.